estratto da: Fabio Morotti, Teatro e danza in Cambogia, Editoria & Spettacolo, Riano (Rm) 2010
Il Lakhaon Khaol, o ‘teatro-danza maschile’, è considerato un genere classico, per i rapporti avuti con la corte e la monarchia Khmer almeno a partire della seconda metà del XIX secolo. Seppur non esistano documenti anteriori, forme di rappresentazioni maschili a carattere drammatico furono però certamente comuni nelle aree rurali del paese anche nei secoli precedenti. Danzatori-contadini, ma anche troupe girovaghe, i cui attori erano ritenuti in possesso di poteri magici, si esibivano presso le pagode, come accade ancora oggi al tempio (wat) di Svay Andet, in occasione d’importanti festività nazionali ed in onore dei neak ta, gli spiriti locali. […]
Lakhaon Khaol
Il Lakhaon Khaol è una forma di teatro-danza rappresentata esclusivamente da uomini; anche i ruoli femminili sono, infatti, interpretati da attori che, secondo la tradizione, devono avere corpi esili e braccia delicate come quelle di una donna, un volto piccolo ed effeminato. Altra peculiarità del Lakhaon Khaol è quella di mettere tradizionalmente in scena soltanto una selezione d’episodi tratti dal Riemker, la versione cambogiana del Ramayana, fatto che evidenzia la natura fondamentalmente religiosa del genere.
Come accade nel teatro-danza di corte (Lakhaon Kbach Boran), gli attori del Lakhaon Khaol, che indossano tutti delle maschere o sono pesantemente truccati [1], mimano le storie per mezzo di un linguaggio gestuale, che si diversifica in base al ruolo, nel quale essi si specializzano sin da bambini. Lakhaon Kbach Boran e Lakhaon Khaol differiscono, invece, sostanzialmente nel tipo di narrazione; mentre nel primo il coro racconta la storia, introducendo lo spettatore nelle varie situazioni drammatiche, nel Lakhaon Khaol (dove il coro è assente) dei narratori, i pol (uno o due sono attivi nella stessa rappresentazione), con speciali tecniche narrative, che alternano differenti tipi di prosa poetica a versi, interagiscono con l’orchestra per esporre la storia e riprodurre i dialoghi dei personaggi presenti in scena. In questo modo il Lakhaon Khaol sembra avvalorare l’ipotesi di una sua presunta origine popolare, poiché in questo modus drammaturgico si rifletterebbe il piacere per un tipo di narrazione diretta e improvvisata (rispetto ad un tipo di ‘narrazione letteraria’ ed estremamente poetica, come è quella del teatro di corte) più vicino e simile all’oralità e alla freschezza della tecnica di racconto del cantastorie, figura caratteristica del mondo rurale cambogiano […]
Gli attori del Lakhaon Khaol mimano con gesti e movimenti le parole del pol, traducendole contemporaneamente nel linguaggio della danza; durante gli intermezzi musicali, eseguiti dall’orchestra pin piert, gli interpreti invece si esibiscono in passaggi danzati individuali e corali, senza che il contenuto mimico o gestuale rimandi a specifici significati letterali. Nel Lakhaon Khaol sono abbastanza frequenti anche interludi comici, grazie alla presenza di personaggi farseschi e di buffoni, che riescono ad alleggerire la tensione drammatica della storia, parlando fra loro e rivolgendosi direttamente al pubblico.
[…] una delle sostanziali differenze con il Lakhaon Kbach Boran – dove hanno uno spazio maggiore le scene in cui sono coinvolte divinità, principi e principesse, e dove l’azione più spesso indugia sui sentimenti e sulle maniere di questi raffinati personaggi – è quella di dar maggiore risalto alle avventure, alle imprese e alla comicità di Hanuman, di Sugrip e delle altre scimmie comandanti, con un numero maggiore di sequenze di combattimento con gli yeakh rivali.
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La pantomima dei danzatori mascherati lascia spazio a movimenti e gesti abbastanza improvvisati, soprattutto se si continua a confrontare tale forma con quella del teatro-danza di corte; infatti, il Lakhaon Khaol non giunse mai ad un tale grado di formalizzazione estetica, anche perché la presenza in scena dei narratori crea naturalmente un diverso tipo di relazione col pubblico e garantisce quindi alla rappresentazione una maggiore dose di libertà.
I ruoli del Lakhaon Khaol sono gli stessi del Lakhaon Kbach Boran, ma nello stile d’interpretazione si trovano importanti differenze. Da un lato la presenza ed il portamento degli yeakh è più rude e rigido rispetto al corrispettivo femminile, così come invece la maniera di muoversi della scimmia (sva) sembra essere più naturalistica, improntata all’acrobaticità ed aperta all’improvvisazione; senza considerare poi le sottili differenze che esistono anche nel codice del linguaggio dei gesti e nella tecnica di rappresentazione. Nel Lakhaon Khaol il tamburo skor thom domina l’orchestra, e dissimile è anche l’impiego delle melodie e delle musiche tradizionali. Ovviamente la differenza più importante rispetto al teatro di corte è quella di essere un genere interpretato da uomini, specialmente da quando nel secolo scorso il Lakhaon Khaol è entrato ripetutamente in contatto con il teatro del re, a palazzo, ed ha acquisito la sua attuale fisionomia con pressappoco gli stessi costumi e lo stesso contesto di fruizione.
Come si diceva, l’origine e la storia del Lakhaon Khaol sono poco conosciute; gli studiosi credono che qualcosa di simile fosse già esistito prima del IX secolo d.c., ma è più probabile che nel periodo angkoriano un teatro che utilizzasse attori mascherati si sia sviluppato, narrando e rappresentando le imprese del Ramayana, delle Jataka e di altre saghe epiche induiste [2]. […]
Le speculazioni filologiche sembrano essere avvalorate anche dell’analisi dell’arte scultoria. In alcuni rilievi dei templi d’Angkor Wat (XII secolo) e di Bantaey Srei (X secolo) la maniera drammatica e l’estro con il quale sono stati rappresentati e raffigurati i personaggi del Ramayana – principi, demoni e scimmie – fanno presumere ad un diretto legame con il teatro dell’epoca; nella dinamicità delle pose dei protagonisti, nella espressività dei volti/maschere e nell’organizzazione degli elementi nell’insieme, gli artisti e i disegnatori dei bassorilievi potrebbero aver preso direttamente spunto ed ispirazione dai movimenti degli attori e dalle rappresentazioni del tempo.
Nei secoli successivi al declino d’Angkor, con il diffondersi in Cambogia del Buddismo Theravada e di una più rigida morale dei costumi, si consolidò o forse produsse ex novo una radicale separazione fra uomini e donne in ambito performativo. Il teatro e le danze femminili rimasero per lo più confinate nelle corti dei re e dei potenti del paese, che avevano il prestigio e la possibilità economica per mantenere le attrici-concubine, mentre gruppi di teatro-danza maschili probabilmente si svilupparono e mossero nell’ambito dei villaggi, senza però lasciare prove o documenti della loro esistenza. Possiamo arguire soltanto, come fa George Cœdés, che ci furono troupe ambulanti che «circolavano di villaggio in villaggio, ed erano reputate possedere dei poteri magici, che giustificavano la loro presenza in occasione delle diverse cerimonie» [3].
La prima menzione concreta al genere del Lakhaon Khaol è piuttosto tarda e risale alla seconda metà del XIX secolo. Dalle cronache reali sappiamo che a Udong re Ang Duong, il primo monarca Khmer sottrattosi dopo vari secoli alle influenze politiche ed all’occupazione territoriale delle potenze vicine, stabilì all’interno del suo palazzo reale una troupe di Lakhaon Khaol, probabilmente seguendo l’esempio della corte laotiana e siamese, dove esisteva già da tempo una troupe di teatro simile, chiamata Lakhon Nai [4]. Alla morte di re Ang Duong, nel 1860, la troupe venne però sciolta e gli interpreti si dispersero [5].
Più tardi re Norodom (1863-1904) introdusse o riabilitò un festival nazionale chiamato Tang Tok, una grande esposizione culturale tenuta in occasione dell’anniversario della monarchia. […]
Tralasciando la controversa origine della troupe maschile formata da Norodom agli inizi del XX secolo, ciò che preme sottolineare è che il Lakhaon Khaol s’inserì attivamente all’interno della religiosità locale delle campagne a sud della capitale, acquisendo la funzione di rituale propiziatorio nel corso del passaggio all’anno nuovo, come accade ancora oggi per la comunità di Wat Svay Andet. Questa relazione fra teatro, spiriti locali e la propiziazione della pioggia, in forme diverse certamente comune in Cambogia da epoche remote, sembra basarsi sulla credenza ancestrale che chi rappresenta vicende sacre come quelle del Riemker, nella mentalità popolare, diveniva ricettacolo (e tramite) di forze occulte; l’insieme d’aspetti e cerimonie religiose dedicate agli spiriti locali era in questa maniera inscindibile dalla rappresentazione teatrale stessa.
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Il Lakhaon Khaol non fu un fenomeno limitato soltanto alla capitale e alle campagne limitrofe. Sul finire del XIX secolo anche il governatore della provincia di Battambang disponeva di un gruppo di Lakhaon Khaol, anche se meno accreditato rispetto alla troupe di danzatrici, che teneva segregata nel serraglio del forte in cui viveva [6]. I più di cento attori che la componevano si esibivano dietro compenso anche nei templi, in richiesta delle comunità, o in occasione di un’annuale celebrazione – un tipo di festività simile al Tang Tok – in cui si pagava tributo al re del Siam, di cui all’epoca Battambang era ancora provincia.
A Phnom Penh, nel 1965, la neonata Università Reale di Belle Arti aprì una sezione di Lakhaon Khaol sulla base delle ricerche compiute sulle tradizioni di Wat Svay Andet e Battambang – la cui troupe, erede della tradizione del governatore, fu cancellata con l’esplodere della guerra civile durante gli anni Settanta – che furono per così dire fuse in un solo genere. All’interno dell’università, come successe per tutte le tradizioni teatrali che provenivano da ambienti rurali e popolari, il genere trovò una formalizzazione estetica e tecnica – una versione più dinamica, atletica e acrobatica – che mai aveva avuto prima. Gli alunni e gli interpreti del Lakhaon Khaol dell’università erano, infatti, anche addestrati nei fondamentali del Lakhaon Kbach Boran, le loro posture aderivano quindi naturalmente a più rigidi canoni, sebbene gli fosse concessa maggiore libertà e improvvisazione. Spesso utilizzando un’illuminazione ed un impianto scenografico moderno, la troupe di Phnom Penh si propose nelle rassegne e nei festival come immagine della cultura nazionale, mostrando una versione più ‘teatrale’ e professionale del Lakhaon Khaol che, di fatto, assurse al rango di ‘genere classico’.
Prima che il regime dei Khmer Rossi ottenesse il potere, in Cambogia esistevano almeno otto gruppi di Lakhaon Khaol, di cui cinque concentrate nella sola regione del Kandal, a sud della capitale. Nel 1979, al termine dell’occupazione, soltanto quella di Wat Svay Andet riuscì faticosamente a ricomporsi, a patto di lasciare molta della qualità che l’aveva contraddistinta in passato. […]
Nell’ambiente accademico e professionale della capitale soltanto recentemente, con la “La Battaglia di Weirip” (2004), il genere ha cominciato ad evolversi per percorsi creativi alternativi con la messa in scena d’episodi del Riemker, personaggi e scenografie nuove. Tuttavia, per sopravvivere all’interno del panorama culturale contemporaneo, anche il Lakhaon Khaol dovrà sempre più in futuro accettare la sfida di estendere il suo repertorio, alimentando il conflitto con la struttura e la rigidità della formula della tradizione che gli è stata trasmessa dal passato.
NOTE
[1] Nel Lakhaon Khaol, anche gli attori che interpretano Preah Riem e suo fratello, Preah Leak, indossano generalmente delle maschere, rispettivamente verde e bianco-rosa. Solo gli attori che interpretano i personaggi femminili non indossano maschere, ma ricoprono il volto di uno spesso strato di polvere bianca.
[2] L’importante iscrizione del XIII sec., rinvenuta nel Phimeankas, permette di dimostrare l’esistenza di performance a carattere drammatico nell’epoca ankoriana. L’iscrizione fa riferimento a delle rappresentazioni teatrali (con soggetto scene tratte dalle Jataka) organizzate dalla regina Indradevi, moglie dell’ultimo grande sovrano d’Angkor Jayavarman VII .
[3] George Cœdés, Origine et évolution des diverses formes du théatre traditionnel en Thailande (Tomo XXXVIII), BSEI, N.S, num. 3 et 4, 3° et 4° trim., 1963, pag. 501.
[4] Il Lakhon Nai è un tipo di teatro-danza tailandese di corte, formato da soli uomini.
[5] Una consuetudine, questa, che accadeva sempre alla morte d’ogni sovrano, soprattutto per quanto riguarda il gruppo di danzatrici del re, considerato una parte integrante delle sue proprietà.
[6] Tauch Chhuong, Battambang during the time of the lord governor, Cedoreck, Phnom Penh, 1994, pag. 87.