La danza in India vanta origini antichissime, attestate da pitture rupestri [1] e ritrovamenti archeologici, il più famoso dei quali è la statuetta in bronzo della “Danzatrice” di Mohenjo Daro [2]. A determinare lo sviluppo della danza furono molteplici fattori, tra cui principalmente l’intento apotropaico e la convinzione che, mimando un evento, questo potesse avere luogo[3]. L’espressione coreutica s’inserisce dunque nel contesto rituale, come attestato da alcuni riferimenti presenti già nei testi vedici [4].
Nell’epica [5] si fa riferimento a danzatrici professioniste e la loro posizione sociale nonché i rapporti con lo Stato sono descritti sia nello “Arthaśāstra” – fondamentale testo che tratta dell’artha, ovvero la “politica”, ascritto al ministro Kauṭilya del IV sec. a.C. -, che nei testi giuridici, la cui compilazione inizia nel II sec. a.C. e culmina nel “Mānavadharmaśāstra”, il “Codice della legge di Manu”.
La prima vera codificazione dell’arte coreutica si deve al “Nāṭyaśāstra”, “Trattato d’arte drammatica” composto da Bharata nei primi secoli dell’era cristiana (II/III sec. d.C.). Nelle rappresentazioni teatrali, infatti, la danza è elemento fondamentale e le eroine di molti drammi sono esperte danzatrici, soprattutto quando sono cortigiane [6]. Le gaṇikā, prostitute d’alto livello, erano educate nella catuḥśaṣṭi, sessantaquattro “arti” del vivere raffinato, che includevano il canto, la musica, la danza, la pittura e perfino l’arte bellica! ed erano quindi donne di notevole cultura.
La danza era un mezzo di potente seduzione, come ci racconta un testo in lingua tamil del V-VI sec. d.C., “Cilappatikāram” [7], “Il poema della cavigliera” composto da Iḷaṅkōvaṭikaḷ, ove la cortigiana Mātavi seduce il protagonista Kōvalaṉ proprio con la danza [8].
Nel corso dei secoli l’india ha elaborato molteplici e differenti stili di danza classica. Nel secolo scorso sono state effettuate numerose operazioni di recupero e riformulazione di alcune delle antiche espressioni coreutiche. Attualmente secondo la “Sangeet Natak Academy” ovvero “The National Academy for Music, Dance and Drama”, gli stili classici sono nove: Bharatanāṭya (Tamil Nadu), Gauṛīya Nṛtya (Bengala), Kathak (Uttar Pradesh), Oṛissi (Orissa), Kathākalī (Kerala), Kuchipudi (Andhra Pradesh), Maṇipurī (Manipur), Mohiniyattham9 (Kerala), Sattriya (Assam).
Altrettanto vasto e diversificato è l’ambito delle danze popolari mentre sono in grandissima ascesa le coreografie da film, diffuse non solo in India, ma anche all’estero [10].
M.A.
NOTE
[1] Esempi particolarmente significativi si trovano a Bhimbetka nel Madhya Pradesh ove un ammasso di rocce conserva pitture rupestri datate a partire dal Mesolitico, cioè circa 10.000 anni a.C.
[2 ] Principale località della Civiltà della Valle dell’Indo, fiorita nei pressi del fiume omonimo tra il III e il I millennio a.C.
[3] Rappresentare l’uccisione dell’animale serviva a propiziare il successo nella caccia.
[4] I quattro Veda – Ṛgveda, Sāmaveda, Yajurveda e Atharvaveda – costituiscono il più antico corpo letterario indiano, risultando già composti oralmente nel secondo millennio a.C.
[5] Mahābhārata, Rāmāyaṇa e Purāṇa.
[6] Ad esempio Vasantasenā, la protagonista del “Mṛcchakaṭika”, il “Carrettino di terracotta” di Śūdraka, autore del III sec. d.C.
[7] Traslitterato dal tamil anche come “Śilappatikāram”, e ugualmente Mātavi viene resa anche come Mādhavi.
[8] Vedi “Shilappatikāram”, “L’anello da caviglia”, Alberto Preda, edizioni M.
[9] Anche Mohiniattam, è in lingua malayalam.
[10] Vedi il caso del musical “Bharati”.